CAMORRA. Il nuovo pentito del Clan parla della monnezza post-Ferraro: «I soldi del ‘professore’ portati a Nicola Schiavone. Le questioni di principio del capo-zona»

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Non solo vicende di campagna elettorale (CLICCA QUI PER LEGGERLE). Il neo pentito del Clan, Antonio Monaco, ex camorrista militante sul territorio di S.Maria C.V., ha affrontato anche un episodio, datato dallo stesso collaboratore tra il 2008 e 2009, riguardante la gestione rifiuti della città del Foro.

Anche queste interessanti informazioni, raccolte dalla Dda di Napoli, sono contenute nell'ordinanza di custodia cautelare diretta all’ex consigliere ed assessore Alfonso Salzillo.

“ Era accaduto che al Ferraro (Nicola, detto ‘fucone’ ndr) era subentrata una ditta gestita da una persona  che io ricordo essere soprannominata ‘il professore’, persone di Boscoreale, con un ufficio al Centro Direzionale di Napoli.  Tale ‘professore’, persona di età avanzata, quando subentrò al Ferraro, noi del gruppo di S.Maria pensammo di avvicinarlo per ricevere i soldi.”

Questa mossa fu eseguita, ha spiegato il pentito, perché la compagine locale di affiliati “aveva il compito preciso di raccogliere quanto più denaro possibile sul territorio”.

Ad avvicinarsi e all'imprenditore, secondo Monaco, fu Carlo De Crescenzo. “Era dipendente della ditta e quindi impegnato nella raccolta rifiuti. De Crescenzo, - ha dichiarato il pentito, -  comunicò in mia presenza sia a Mario Tiglio che a Carmine Morelli (detto lo zingaro, che aveva preso il posto di Vincenzo Conte come capo zona dopo il suo arresto) che il professore aveva riferito di avere già un accordo con ‘Casale’ e che i soldi dovuti in virtù di tale accordo venivano da lui consegnati ad Alfonso Salzillo, che li portava a Nicola Schiavone.

“Morelli, - ha continuato Monaco, - era una persona molto decisa ed insieme a Franco Barbato, detto ‘Francuccio ‘o sbirro’ era molto vicino a NIcola Schiavone, il quale apprezzava […] le capacità di azione anche militari dello stesso Morelli. […] Il Morelli, inoltre, era molto coraggioso e ciò tornava utile a Nicola Schiavone in un momento in cui si delineava anche un latente conflitto con Michele Zagaria.”

Abbiamo già trattato la guerra fredda tra il boss di Casapesenna ed il figlio di Sandokan (CLICCA QUI). Le dichiarazioni di Monaco, ora, però, vanno a consolidare ulteriormente il contrasto sotteso tra i due boss di vertice del clan dei Casalesi, un conflitto tuttavia mai emerso militarmente.

“Quando il Morelli, - ha proseguito il collaboratore, - seppe che i soldi della spazzatura non passavano da lui ma transitavano direttamente a Casale, tramite il Salzillo, si contrariò in quanto affermava che se era lui il capo zona e se non era, come non era, un mero simbolo, i soldi, in particolare quelli dei rifiuti, voleva che passassero solo per le sue mani. Era chiaro che era una questione di principio che il Morelli stava ingaggiando con Alfonso Salzillo. Per questa ragione il Morelli disse che si sarebbe recato prima da Nicola Schiavone chiarendo direttamente con lui il proprio ruolo e programmò già un incontro con il Salzillo tramite Mario Tiglio.”

“All'incontro con lo Schiavone,  - ha precisato Monaco, - il Morelli non portò nessuno, in quanto solo al Morelli, del gruppo di S.Maria, era consentito incontrarsi con Nicola Schiavone, mentre all’incontro successivo con il Salzillo era presente anche il Tiglio. […] A me personalmente disse poi di essersi incontrato con Nicola Schiavone e di aver guadagnato  l’assenso di quest’ultimo sul fatto che i soldi della spazzatura allo Schiavone li avrebbe portati lui e non Salzillo.”

Monaco non partecipò direttamente al confronto tra Morelli e Schiavone. Infatti, le informazione che ha riportato alla Dda gli sono state riferite da Tiglio.

“L’incontro avvenne presso una carrozzeria e rivendita auto che si trova lungo la strada dove io abito e cioè via Napoli, vale a dire la strada che da Santa Maria porta ad Aversa. Tale carrozzeria-concessionaria,  gestita da Salzillo stesso e dal fratello. La cosa che mi colpì è che all'appuntamento il Morelli e il Tiglio si recarono con una fuoristrada Mitsubishi color granata. […] Il Morelli era tornato da Casale proprio con quell’auto ed era chiaro per noi e per me in particolare che quell’auto era una sorta di messaggio e di legittimazione del Morelli nei confronti del Salzillo”.

Cosa si dissero? “Il Morelli, - ha affermato l’ex affiliato, -  riferì al Salzillo che per volontà di Nicola Schiavone i soldi della spazzatura li doveva raccogliere il Tiglio che doveva poi portarli al Morelli che doveva poi portarli a Casal di Principe.”

Monaco ha offerto un altro spaccato sammaritano, collegato, stavolta, alla gestione di un affare notoriamente attenzionato dalla mafia casertana: la monnezza.  Uno spaccato interessante, che certamente sarà ulteriormente approfondito dall’antimafia, ma che, almeno al momento, è stato già ritenuto valido per puntellare un quadro indiziario corposo a carico dell’ex politico ed imprenditore, Alfonso Salzillo, accusato di 416 bis.

Giuseppe Tallino