“Zio Michele dopo essersi mangiato la carne si vuole mangiare pure le ossa”. L’ASTIO DI NICOLA SCHIAVONE e la pace apparente
Le frizioni, l’invidia, le antipatie, i dissapori, si concretizzano in ogni tipo di organizzazione, anche in quella criminale.
Se due gregari, due personaggi di medio livello, non vanno d’accordo, gli effetti dei loro screzi difficilmente determineranno conseguenze catastrofiche. Cosa ben diverse può verificarsi, invece, se a scontrarsi sono entità di pari grado, abituate a sedere in posti di vertice, a comandare e ad essere obbediti.
Leggendo ed incrociando le dichiarazioni rese, nell'ultimo decennio, da alcuni pentiti del clan dei Casalesi, sembra proprio che l’erede designato del gruppo Schiavone, il figlio di Francesco ‘Sandokan’, Nicola, ora in carcere, non avesse, al di là delle apparenze, un felice legame con il boss di Casapesenna.
“Circa i rapporti fra Nicola Schiavone e Michele Zagaria, - ha dichiarato il collaboratore Raffaele Piccolo, - premesso che io negli ultimi anni non ho inoltrato Michele Zagaria, posso dirle, tuttavia, che proprio nell'ultimo periodo in cui sono stato libero e quindi nel 2009, Nicola Schiavone parlava male di Michele Zagaria, nel senso che diceva che se lo doveva toglierlo davanti e che doveva comandare solo lui. Addirittura ricordo che una volta disse che prima o poi avrebbe ucciso Michele Zagaria se non si faceva da parte magari approfittando della sua presenza a qualche incontro al vertice.”
“[…] Certamente Michele Zagaria, - ha raccontato il pentito Piccolo alla Dda nell’aprile 2011, - nel corso degli anni è diventato sempre più importante e faceva ombra a Nicola Schiavone. Quello che faceva arrabbiare Nicola Schiavone era che i grossi imprenditori se la facevano con Michele Zagaria e non con lui…omissis…”
L’esponenziale crescita finanziaria di ‘Capastorta’ era palesemente percepita e metabolizzata dagli affiliati. Pure Salvatore Laiso, infatti, sempre nell’aprile del 2011, parla con chiarezza dell’ascesa di Zagaria e dei contraccolpi che essa aveva destato nell’animo di Nicola Schiavone: “In primo luogo nel corso delle riunioni del gruppo Schiavone, ricordo che proprio Nicola in persona, intorno al 2006-2007, ci spiegava che Michele Zagaria si stava espandendo da un punto di vista economico, tanto che era riuscito ad entrare nel Jambo, affiancandosi a Sandro Falco, che peraltro, sia detto per inciso, aveva anche un rapporto di parentela con Balivo Gaetano. In secondo luogo, - ha aggiunto il collaboratore, - questa informazione mi veniva confermata da Di Paolo Aniello, che come ho spiegato nei precedenti interrogatori ( ho anche riconosciuto fotograficamente il predetto ), era persona molto legata a Balivo e quindi a Zagaria i cui soldi investiva.”
Dato per buono quest’astio, Nicola Schiavone non avrebbe potuto innescare uno scontro con il boss di Casapesenna: ci sarebbero stati esiti disastrosi. Bisognava far buon viso a cattivo gioco: “Preciso, - ha continuato Laiso, - anche che l'instancabile attività imprenditoriale dello Zagaria Michele, infastidiva Nicola Schiavone, che in apparenza manteneva buoni rapporti con Michele Zagaria, ma sotto sotto se ne voleva liberare. Disse, nel corso di un riunione che facemmo a casa di Francesco Della Corte, poco prima del famoso triplice omicidio Papa-Minutolo-Buonanno testualmente che zio Michele ‘dopo essersi mangiato la carne si vuole mangiare pure le ossa’. Come a dire che non si accontentava mai e si espandeva in continuazione. Fu in questa riunione che si parlò del fatto, o meglio Nicola Schiavone parlò del fatto che doveva organizzare un incontro con Michele Zagaria per poi farlo fuori.….omissis…”
Giuseppe Tallino
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