CAMORRA E POLITICA. E’ opportuno il voto a giugno? Spunta un altro consigliere che sarebbe stato ‘aiutato’ dal duo Fava-Mastroianni
“Ho conosciuto Alfonso Salzillo, - ha riferito Mastroianni , nell’aprile del 2014, - frequentano in un negozio di barbiere di S. Maria. […]Dopo circa un anno, un anno e mezzo, forse due, il Salzillo mi avvicinò all’interno del bar Horus Caffè […]. Ben sapeva io chi fossi, in quanto era notorio che io e Pasquale fava fossimo dediti allo spaccio di droga a S.Maria C.V. e di noi avevano parlato anche i giornali.”
“Salzillo, - ha spiegato il collaboratore, - mi avvicinò e mi chiese se noi volevamo dargli un appoggio per le prossime elezioni. Mi disse che in precedenza era stato appoggiato nella campagna elettorale dalla famiglia Del Gaudio Bellagiò. […] Mi disse che per il loro appoggio lui aveva corrisposto ai Del Gaudio 50 mila euro.”
Mastroianni, nel corso dell’interrogatorio reso all’antimafia, ha parlato anche di un ulteriore appoggio che, insieme a Fava, avrebbe dato, in precedenti elezioni, ad un altro candidato.
“[…] Salzillo aggiunse che lui sapeva che noi avevamo appoggiato in precedenza Franco Cecere in altre competizioni elettorali, riuscendo anche ad ottenere un cospicuo numero di voti. […] Riferii che noi eravamo disposti ad aiutarlo in cambio di 30 mila euro. […] In realtà, - ha precisato il collaboratore, - l’aiuto al Cecere, avvenuto nell’elezioni precedenti a quelle di cui sto parlando, non era stato un appoggio direttamente al Cecere, ma ad un candidato di cui adesso non ricordo il nome e che il Cecere sottobanco appoggiava. Voglio precisare che fummo io e il Fava a rivolgerci al Cecere chiedendogli di ‘abbuscarci qualche cosa’. Intendevamo, cioè, dire che siccome nelle campagne elettorali girano un sacco di soldi, era intenzione mia e di Fava di partecipare alla divisione della torta. Il Cecere ci disse che lui era già appoggiato e che intendeva però sostenere un altro candidato e ci fornì il materiale elettorale. Io e Fava, - ha raccontato Mastroianni, - cominciammo a recarci dalle persone che conoscevamo e che ovviamente conoscevano anche noi chi fossimo. Non c’era bisogno di intimidire nessuno e ricordo che usavamo l’espressione ‘fare un piacere ad un amico’. In altri casi garantivamo che se quella persona da noi sostenuta fosse stata eletta ‘saremmo andati bene tutti’. In altri casi ancora davamo piccole somme di denaro per consentire, in cambio del voto, di pagare le spese come le utenze domestiche. […] Ricordo che quantificammo in circa 250 voti procurati al candidato indicatoci da Cecere.”
“Con Salzillo, – ha continuato il pentito, - l’accordo fu chiuso per 30 mila euro, anche se mi riservai di parlarne con Pasquale Fava e poi di ufficializzare il tutto in un incontro a 3, ovviamente compreso il Salzillo. Ricordo che non ne parlai subito al Fava preso dagli impegni ed anche perché le elezioni non erano proprio imminenti. L’accordo poi non trovò seguito in quanto io ed il Fava fummo arrestati per il tentato omicidio Pimpinella.”
Scostandoci parzialmente dalle accuse mosse all’ex consigliere Salzillo, i collaboratori, col tirare in ballo, nei loro verbali, altri politici, hanno tracciato un quadro non troppo sereno, chiariamo, da approfondire, verificare, vagliare con cura, ma comunque preoccupante.
Se quanto affermato dai pentiti fosse vero ci troveremmo dinanzi ad un metodo sistemico, non esteso a tutti, per carità, tuttavia presente e pericoloso.
Riproponiamo l’interrogativo avanzato nel nostro precedente articolo: in questo clima teso, con le incognite pesanti che gravano sulla politica, è opportuno mandare al voto S.Maria?
Giuseppe Tallino
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