Scienziato stabiese in missione in Croazia: scopre una pianta rara

adriano stinca

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Si riporta integralmente il seguente articolo di Marianna Ruocco, scritto per Metropolis, Lunedì 20 novembre 2023, in cui si parla della scoperta di uno scienziato il cui nome non è nuovo in paese:

 "La storia di Adriano Stinca, ricercatore dell’Università Luigi Vanvitelli: «Innamorato della natura e della mia città, ci sono tante risorse non sfruttate I Monti Lattari sono uno scrigno di tesori per gli appassionati di botanica»

Ricercatore in Botanica Sistematica presso il DiSTABiF (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche) dell’Università Luigi Vanvitelli, profondamente devoto alla sua terra e alla sua squadra. Adriano Stinca, stabiese all’apice della sua carriera, ha scovato una nuova specie ignota al panorama scientifico internazionale: l’Anthyllis dalmatica. Una specie endemica della Croazia rarissima e catalogata tra quelle a rischio di estin­zione, il cui nome è dedi­cato proprio alla storica regione della Dalmazia. Una passione quella del dottor Stinca, che è cre­sciuta con lui sin da bam­bino. «L'ambiente familiare è stato determinante. La passione per la scien­za mi è stata trasmessa da mio padre, anch'egli laureato in Scienze Agrarie, per me punto di riferimento imprescindi­bile. In casa i libri delle materie scientifiche non sono mai mancati, quin­di è stato relativamente semplice appassionarmi alla Botanica e all'Agronomia».

Punto cardine nella scel­ta degli studi e della car­riera futura è stata anche la sua città natale. «Ho avuto la fortuna di vi­vere nella zona alta di Castellammare di Stabia, a Privati, circondato da giardini e boschi. Un ruolo decisivo nella cre­scita del mio interesse per la botanica lo ha svolto anche la mia città e più in generale la sua collocazione geografica a cavallo tra la Piana del Sarno, i Monti Lattari e la Penisola Sorrentina. In pochi, infatti, sanno che i Monti Lattari ospitano quasi mille specie vege­tali, circa un decimo di quelle presenti in Italia. Alcune di queste sono addirittura esclusive del nostro territorio come il Caprifoglio di Stabia, che richiama nel suo nome proprio Castellammare. Amo profondamente la mia città, è stimolante e ricca di storia, cultura e natura».

Nell’ambito della sua recente scoperta, Stinca si espone in merito all’i­dea secondo cui le scoper­te scientifiche avvengano per caso.

«Sulla base della mia esperienza direi che que­sta affermazione è total­mente falsa. I risultati delle ricerche scientifi­che, infatti, il più delle volte si ottengono per la passione che i ricercatori mettono nel proprio lavo­ro, aspetto questo tutt’altro che casuale. Allo stes­so modo, la descrizione di una nuova specie per la scienza richiede cono­scenze specialistiche da parte dei botanici ed è il risultato di approfondite indagini che spesso richiedono anni e anni di lavoro. Naturalmente la fortuna un po' conta, in quanto bisogna trovarsi nel “posto giusto" al “mo­mento giusto"».

ImmagineAd aiutarlo in questo percorso la collaborazione del suo collega e amico Fabio Conti, noto botanico all'università di Camerino, con il quale ha condotto l’esplorazione che li ha portati agli inaspettati e sorprendenti risultati.

«Il “posto giusto" nel nostro caso è stato il Monte Mosor. un massiccio calcareo ubicato nell’entroterra di Spalato. Che si trattasse del “momento giusto" lo abbiamo capito il 16 giugno, quando nel corso di una ricognizione sulla fascia montana e più selvaggia del massic­cio, ci siamo imbattuti in una piccola popolazione composta da piante che ci sono sembrate non ascrivibili a nessuna delle specie note. Direttamente sul posto abbiamo eseguito la documentazione foto­grafica, valutato il colore dei fiori e rilevato alcune caratteristiche ambientali del sito. Dopo aver stima­to la consistenza della popolazione scoperta, abbiamo prelevato alcuni campioni, li abbiamo es­siccati e conservati pres­so l'Herbarium Austroitalicum e l’Herbarium Apenninicum. Su questi stessi campioni abbiamo eseguito misure morfometriche relative a 62 caratteri».

Le indagini hanno per­messo ai due di proporre come nuova per la scienza la popolazione del Monte Mosor. Come da prassi nella ricerca scientifica, il loro manoscritto è stato sottoposto a Systematic Botany, pre­stigiosa rivista scientifica della American Society of Pland Taxonomists, la quale ha poi revisionato e pubblicato lo studio.

Seppur orgoglioso dei traguardi professionali raggiunti e speranzoso per il futuro, lo scienziato lancia un appello a nome suo e dei colleghi.

«L’Italia dedica poco più dell’1 per cento del proprio PIL alla ricerca scientifica, circa la metà della media europea. Nonostante questo dato deprimente, la comunità scientifica italiana resiste e occupa i primi posti a livello mondiale in termini di produzione scientifica - conclude lo scienziato stabiese - La scarsità di fondi, tuttavia, si ripercuote sulle nuove assunzioni e, in questo contesto, sono soprattutto i giovani ricercatori ad essere maggiormente penalizzati. C’è bisogno di un cambio di rotta»."

rt24