La candidatura “benedetta” di Centore unirà tutto, chiesa e politica. Ma arrivano anche le fuoriuscite. E le anime di Capua Fidelis resteranno alla corte di Antropoli?
Sembra proprio che non possa passare giorno, a Capua, senza un incontro, una riunione messa in piedi per decidere (in che misura è relativo) il destino amministrativo della città.
Stavolta, a partecipare all’incontro, però, c’erano proprio tutti: Pd, Socialisti, Sel, Rifondazione, Capua Bene Comune, Capua Nostra, Socialisti e Democratici, Capua 3 Luglio, Capua Libera, Terra Libera, Futuriamo e la creatura romaniana ‘Ora’.
Più che una discussione, a quanto ci risulta, si è trattato di una presa d’atto. Spieghiamo meglio: l’alto ufficiale, personaggio oggettivamente di spessore, ormai è stato, diciamo così, ‘scomodato’. E se è stato fatto il suo nome, di sicuro, adesso, non potrà essere bruciato (concetto da noi già espresso CLICCA QUI PER LEGGERLO): state certi, quindi, che chi è stato folgorato dall’idea “Centore”, promossa da Luca Branco, d'ora in poi, fino alla fine, sosterrà il generale, non preoccupandosi del dissenso di alcuni compagni (ormai ex) di viaggio.
Non vogliamo portarla per le lunghe: insomma, dimenticate il Patto Civico così come era nel periodo pre-pasquale, perché nella sede di Capua 3 Luglio, circa dieci ore fa, con toni diversi, Rifondazione, Sel, Capua Bene Comune e Capua Nostra si sono sfilate dall’accordo.
La decisione, sostanzialmente, non è scaturita dal non gradimento verso la figura del candidato individuata, ma, cosa ben diversa, dalle modalità adoperate per sceglierla.
Entriamo nel dettaglio: l’invito all’incontro cardine, non esteso alle forze di sinistra, durante il quale è stato fatto pubblicamente, per la prima volta, il nome di Centore, ed il consequenziale calar dall’alto proprio il generale (almeno tale è la percezione di alcuni scontenti) hanno rappresentato i motivi base che hanno spinto le citate componenti del Patto a tirarsi fuori. In poche parole, assenza di una scelta collegiale.
Anche perché alla riunione, ieri, il messaggio dei patrocinatori di Centore, seppur implicito, è stato chiaro: se accettate il generale bene, in caso contrario ciao.
E’ prevedibile, quindi, salvo colpi di scena, che Rifondazione, Sel, Capua Bene Comune e Capua Nostra, a breve, cominceranno a lavorare per individuare un loro candidato da lanciare al primo turno.
Assodata la nuova geografia della colazione che sosterrà l'attuale Direttore Coadiutore presso l'Istituto Alti Studi per la Difesa a candidato sindaco di Capua, è giusto fare delle riflessioni anche sulle conseguenze di questa mossa politica nello schieramento avversario.
Il generale di divisione capuano, come già riportato, è fratello di don Peppe Centore, studioso, poeta e padre di Capua Fidelis, movimento che alle scorse elezioni ha sostenuto Antropoli, facendo eleggere in consiglio, nel 2006, Fusco e Morlando, e nel 2011 sempre Morlando ottenendo pure l’ assessorato per Guglielmo Lima.
Adesso che il germano di don Peppe guiderà il blocco anti-Antropoli (lo chiamiamo così per sintesi giornalistica), le anime di Capua Fidelis che faranno? Salteranno la barricata o resteranno alla corte di Chillemi?
La verità è che l’operazione targata Branco, forse sindacabile nei modi, va obbiettivamente ad intaccare pure il bacino elettorale del chirurgo del Cardarelli.
L’altro aspetto da mettere in evidenza è che affidare la guida del Patto (mutilato) a Centore ha praticamente significato realizzare, in scala locale, l’ormai tanto paventato partito della nazione. Insomma, Centore unirà tutto (concedeteci l’uso di categorie ormai anacronistiche): accorderà l’anima ecclesiastica di centro sinistra, rappresentata da Luca Branco, fratello del sacerdote don Gianni, con quella più destrorsa di don Peppino. E accorderà pure il centrosinistra (democrat, socialisti e compagnia cantante) con ex militanti di centro destra (romaniani e non). A questo punto, un amen ci azzecca.
Giuseppe Tallino
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