LE SLOT & I FORNITORI STORICI. Le macchinette di Zagaria hanno “logiche” diverse. Il cassiere: “Ecco il patto per la protezione e l’esclusiva”
Con il pentimento di Attilio Pellegrino, gli inquirenti hanno avuto l'occasione di trovare un valente riscontro alle loro complesse indagini tese a tracciare l'origine degli introiti del Clan.
“E’ un imprenditore che distribuiva queste macchinette a Casapesenna, Trentola Ducenta e S.Marcellino. Era molto legato ai fratelli Garofalo.”
Su tutto il territorio casertano il mercato delle slot, secondo Attilio Pellegrino, era in mano al clan “attraverso degli storici fornitori, tra cui Grasso di Napoli, i cosiddetti Trast e Salvatore Di Puorto.”
Su Casapesenna, invece, il discorso era diverso. Nel paese dell’ex primula rossa, stanata 4 anni fa in via Mascagni, “le macchinette, - ha precisato il collaboratore, - erano di proprietà di Zagaria che le gestiva mediante i fratelli Garofalo Giovanni e Giuseppe, i quali si rifornivano delle slot da questo Alberto Di Cerbo.”
L’indagato, ha raccontato il pentito, contattò il gruppo Zagaria, nel 2003-2004, “facendo sapere che era intenzionato a collocare le sue macchinette”. Il boss diede l’ok. “In questo modo, - ha spiegato Pellegrino, - il Di Cerbo otteneva da noi protezione circa l’integrità delle sue macchinette […] avendo così il monopolio della distribuzione delle slot. […] In cambio di questa protezione e di ‘esclusiva’ collocazione […] il Di Cerbo garantiva una quota mensile dei suoi guadagni ammontante a circa il 50%, nell’ordine di 10 mila euro e più al mese.”
Giuseppe Tallino
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