LE SLOT & I FORNITORI STORICI. Le macchinette di Zagaria hanno “logiche” diverse. Il cassiere: “Ecco il patto per la protezione e l’esclusiva”

Pellegrino Fontana Attilia Zagaria

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Con il pentimento di Attilio Pellegrino, gli inquirenti hanno avuto l'occasione di trovare un valente riscontro alle loro complesse indagini tese a tracciare l'origine degli introiti del Clan.

Nel luglio del 2010, il brianese, infatti, assunse il compito di gestore la cassa del gruppo Zagaria. Questo ruolo gli ha consentito, nel tempo, di conoscere molti affari controllati dall’organizzazione mafiosa. Affari che da mese il collaboratore sta sgranando ai magistrati della Dda partenopea.

Questa centrale carica 'finanziaria' avrebbe concesso al Pellegrino pure informazioni su Alberto Di Cerbo, arrestato stamattina, insieme ad altre 4 persone, nell'operazione congiunta di carabinieri e polizia (CLICCA QUI), coordinata dal pm Giordano.

“E’ un imprenditore che distribuiva queste macchinette a Casapesenna, Trentola Ducenta e S.Marcellino. Era molto legato ai fratelli Garofalo.”

Su tutto il territorio casertano il mercato delle slot, secondo Attilio Pellegrino, era in mano al clan “attraverso degli storici fornitori, tra cui Grasso di Napoli, i cosiddetti Trast e Salvatore Di Puorto.”

Su Casapesenna, invece, il discorso era diverso. Nel paese dell’ex primula rossa, stanata 4 anni fa in via Mascagni, “le macchinette, - ha precisato il collaboratore, - erano di proprietà di Zagaria che le gestiva mediante i fratelli Garofalo Giovanni e Giuseppe, i quali si rifornivano delle slot da questo Alberto Di Cerbo.”

L’indagato, ha raccontato il pentito, contattò il gruppo Zagaria, nel 2003-2004, “facendo sapere che era intenzionato a collocare le sue macchinette”. Il boss diede l’ok. “In questo modo, - ha spiegato Pellegrino, - il Di Cerbo otteneva da noi protezione circa l’integrità delle sue macchinette […] avendo così il monopolio della distribuzione delle slot. […] In cambio di questa protezione e di ‘esclusiva’ collocazione […] il Di Cerbo garantiva una quota mensile dei suoi guadagni ammontante a circa il 50%, nell’ordine di 10 mila euro e più al mese.”

Giuseppe Tallino