La “ZAGARIA BANK”. Ecco come funzionava: «Un socio occulto, che interveniva in momenti di crisi»,

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La disponibilità economica, di denaro liquido: nei momenti di crisi, per le imprese, è un fattore importante. E la camorra, di soldi da investire, soprattutto negli anni scorsi, ne ha avuti.

La possibilità di inserirsi in affari fondamentali, dall’apparenza pulita, oltre ad essere garantita dalla forza criminale è stata assicurata al Clan, infatti,  anche grazie alla sua capacità di muovere con relativo agio . C’era un business da cavalcare? Un’azienda che stava per chiudere? Arrivava la mafia casertana con la necessaria moneta sonante.

Questo ruolo di banca, che interviene nel momento di necessità, assunto da Zagaria, è stato raccontato da Generoso Restina (CLICCA QUI PER LEGGERE L'ARTICOLO), ex vivandiere del boss. Prima di arrivare alla declinazione di tale funzione, il collaboratore, nei suoi verbali rilasciati alla Dda, ha trattato anche dell’affare metano e della spartizione territoriale fissata anche dal figlio di Francesco Schiavone.

“Posso dire, - ha dichiarato il pentito, - che, per quanto riferitomi dallo Zagaria, Antonio Piccolo trasferitosi a Modena era poco abbiente e fondò la sua fortuna sui rapporti anche personali con dirigenti della C.p.l. Concordia che fornisce il gas in moltissimi posti d’Italia. Lo steso Piccolo propose a Michele Zagaria di occuparsi di questo settore per i paesi della provincia di Caserta controllati dal clan e vi fu una vera e propria suddivisione per gruppi criminali in cui gli schiavone, su indicazione di Nicola, figlio di Sandokan, conservarono il comune di Casal di Principe in cui operava la ditta di Claudio, non ricordo se Schiavone o Scalzone. San Marcellino e Casapesenna furono poi affidati a Vincenzo Inquieto, come ho poi avuto modo di verificare persona molto vicina a Michele Zagaria unitamente allo zio Angelo Sagliano”.

“Posso riferire del sistema adottato da Michele Zagaria, - ha aggiunto Restina, -  nei confronti delle società e delle attività imprenditoriali che lui controllava e che funzionava in questo modo: Michele Zagaria era un vero e proprio socio occulto, che finanziava come ha fatto anche con me per l’Aurora Service, l’inizio delle attività imprenditoriali ovvero interveniva in momenti di crisi, come avvenuto per …omissis…, e acquistava così di fatto il controllo delle attività. Il ritorno economico che ne derivava era quindi frutto di questo significativo intervento. Tanto è avvenuto per tutte le società di Antonio Piccolo che posso ricostruire, anche se intestate a prestanomi, per quelle di…omissis…, di Vincenzo Inquieto e di Giuseppe Inquieto e di altri imprenditori che io ho visto annotati sui pizzini che portavo all'esterno per conto di Michele Zagaria.”

Le dinamiche raccontate dal pentito espongono un approccio all’impresa, mostrato dal boss di Casapesenna, del tutto diverso rispetto alle vecchie metodologie del Clan, finalizzate ad usare gli imprenditori come una cassa da spremere.  Zagaria, invece, attraverso le sue ricchezze voleva insinuarsi dentro le società, aiutandole nei momenti difficili e divenendo un "socio occulto".

Giuseppe Tallino