COCA & PENTITI. «Quando vendevamo la droga per Caterino». E la borsa con lo stupefacente scomparsa

Formisano Caterino Fava

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Le confessioni di Pasquale Fava, raccolte dalla gip Iaselli nell’ordinanza dei 42 arresti (CLICCA QUI), hanno rivelato particolari, diciamo così, non troppo recenti  sull’organizzazione dello spaccio a S.Maria.

Il pentito, infatti, quando ha riferito su uno degli indagati, Gabriele Formisano, si è soffermato su episodi risalenti al tempo di Caterino.

“Formisano, - ha dichiarato Fava, - ha collaborato con me sin dal tempo in cui io facevo parte del gruppo di Sebastiano Caterino, in particolare lui insieme a me, a suo fratello Arturo e agli altri ragazzi, vendeva la droga per conto di Sebastiano Caterino. Anche dopo l’omicidio di Caterino, lui ha continuato a spacciare la droga per noi. Voglio inoltre aggiungere che per un periodo in particolare, dopo il 2004, lui si è un po’ allontanato dal gruppo anche perché ebbe problemi con l’eroina, ma poi negli ultimi tempi da dopo la mia scarcerazione per il tentato omicidio Pimpinella fino al mio arresto, Gabriele Formisano ha ricominciato a lavorare per me e per Mario Mastroianni, nella vendita di cocaina e hashish.”

Il collaboratore è entrato, poi, nel particolare dei ruoli che egli stesso avrebbe affidato a Formisano. “[…] In un primo momento è stato da impiegato nella vendita del fumo con Giovanni Di Monaco detto o’ Fringuello e poi io e Mario lo abbiamo impiegato anche per la vendita della cocaina insieme a mio fratello Armando. Inoltre nel corso degli anni ha in qualche occasione acquistato da me e Mario Mastroianni plance di fumo che poi lui ha riveduto”.

Le dichiarazioni di Fava si sono concentrate pure su un episodio collaterale della cattura di Nedelcu. “In occasione del suo arresto, perché trovato in possesso delle mazze di baseball, vi era anche Gabriele Formisano. […] Quando fu portato in caserma anche Formisano, da casa di Gabriele scomparve una borsa contenente hashish e cocaina. […] Era roba mia, - ha precisato il pentito, - ed era roba che Gabriele e gli altri dovevano vendere per me. […] Per come mi disse Gabriele, in occasione della perquisizione, la sua convivente buttò dalla finestra questa borsa che venne raccolta da Gianfranco, fratello di Mario Consolazio, il quale se ne appropriò e io non l’ho più recuperata”.

Giuseppe Tallino