Dalla profezia di De Simone al ‘canto’ di Panaro: «Zagaria decideva e l’amministrazione comunale eseguiva»

De Simone Panaro Zagaria

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“Del resto a me competeva sapere, se avevo qualche necessità che poteva essere soddisfatta dall'amministrazione di Trentola, che bastava rivolgersi a Michele ZAGARIA e lui provvedeva”: parole di Nicola Panaro, ex uomo fidato del gruppo Schiavone, che, ai tempi della cassa comune del Clan, sedeva all’importante tavolo della spartizione proprio  in rappresentanza della dinastia “Sandokan”.

“Zagaria ne parlava, almeno con me, - ha dichiarato il collaboratore, -  senza fare nomi specifici, nel  senso che mi diceva  semplicemente che lui  decideva e l’amministrazione comunale eseguiva”: questo concetto è stato espresso dal pentito nel marzo del 2015, quando la Direzione distrettuale antimafia gli chiese se in relazione ai discorsi che il boss di Casapesenna avrebbe avuto con lui “con riferimento al Centro Commerciale Jambo e con riferimento ai lavori che faceva a Trentola”, si era parlato anche dell’amministrazione comunale.

Per adesso restano parole di un ex affiliato, ritenuto credibile dalla Procura di Napoli e da un Gip, che le ha inserite un’ordinanza cautelare indirizzata a 24 indagati.

Qualora tale  testimonianza dovesse essere ritenuta verità a conclusione di un processo,  ci ritroveremmo dinanzi ad un metodo sistemico di intromissione della camorra nella gestione di alcuni comuni di Terra di Lavoro: elemento che andrebbe ad avvalorare ciò che uno storico pentito, Dario De Simone, disse qualche anno fa a Blu Notte, trasmissione di Carlo Lucarelli, proprio in relazione ai rapporti tra clan dei Casalesi ed enti comunali.  “Nella provincia di Caserta non c’era, non c’è, – dichiarò il collaboratore,– un’amministrazione dove non esista un’infiltrazione. Sfido chiunque a dire che là non c’è un’infiltrazione, neanche nell’ultimo paese della provincia.”

Giuseppe Tallino