CAMORRA & POLITICA. “Fai come diciamo o ti spariamo in bocca”. Il rapporto tra Clan e sindaci

luigi-guida

  • Stampa
  • Condividi

Hanno raccontato la struttura del Clan, gli omicidi, le tangenti:  i pentiti e le indagini dell’antimafia stanno trasformando un’organizzazione che ha fatto dell’omertà la sua forza in una casa di vetro

I collaboratori hanno rivelato anche altro: chi ha deciso di passare dalla parte dello Stato è impegnato a svelare il terzo livello, quello dei colletti bianchi, dei politici, degli imprenditori non più estorti, ma conniventi al sistema malavitoso.

I contatti tra amministrazioni comunali e camorra, stando a quanto raccontato dai pentiti,  sono stati molteplici, frequenti. Per comprendere l’entità di tale relazione basta far riferimento alla misura in cui le problematiche interne al clan, negli anni scorsi, siano arrivate ad incidere persino sulla tranquillità dei sindaci casertani.

Uno degli episodi che meglio esplica questa ingerenza riguarda le minacce di Luigi Guida, detto ‘o drink, ai primi cittadini dell’agro aversano: una storia recentemente  raccontata dall’ex boss di S.Cipriano, Antonio Iovine, ma già annunciata, in passato, anche da altri ex affiliati.

L’atteggiamento di Guida, stando alla ricostruzione della Dda, basata sulle testimonianze dei collaboratori, era dovuto al comportamento di Michele Zagaria “posto in essere nei confronti del sindaco di Castel Volturno”.

“Delle minacce ai sindaci, - ha dichiarato Iovine, - me ne parò proprio Zagaria riferendomi che si sentiva profondamente colpito dal gesto ed addirittura quasi costretto a dover chiedere scusa al sindaco di Casapesenna per le minacce ricevute, omissis…”

Le intimidazioni dei bidognettiani furono oggetto, racconta l’antimafia partenopea, “di discussione durate una riunione, nel corso della quale gli altri capi del clan dei Casalesi ottennero dal Guida assicurazione affinché nulla sarebbe accaduto ai sindaci minaccia”.

“La riunione, - ha precisato Iovine, - avvenne a S.Cirpiano d’Aversa […] decidemmo di avere un incontro con Guida.". Questo incontro, ha proseguito il pentito, “avvenne sempre nell’abitazione di Goglia […] Ricordo che il Guida disse di parlare a nome di Francesco Bidognetti  e cominciò a contestare ai presenti, tranne che a me, una serie di violazioni territoriali, commesse dal nostro gruppo. Si rivolse a me, - ha specificato Iovine, - dicendo che ero l’unico a cui Bidognetti continuava a portare rispetto. Ricordo che alla fine prevalse la mia tesi di un accordo che evitasse pericolose e sanguinose contrapposizioni. A ben ricordare mi sembra che anche Nicola Panaro era presente alla riunione”

Iovine ha già conferito su tale vicenda martedì scorso, nel processo per le minacce all’ex sindaco Zara. Anche altri pentiti, come sopra accennato, però, hanno rilasciato, in tempi addietro, dichiarazioni alla Dda in merito alla strategia dei bidognettiani.

“Ricordo che a metà degli anni 2000, non posso essere più preciso, - ha detto Luigi Tartarone (marzo 2012), - Guida […] mandò me, Francesco Diana e Luigi Grassia a minacciare i sindaci di S.Cipriano, Casapesenna e Casal di Principe […] Guida ci informò che noi avevamo avuti dei problemi, cioè delle minacce contro il sindaco di Castel  Volturno da parte di clan avversi ai bidognettiani. Siccome il comune di Castel Volturno era controllato da noi, allora per ritorsione Guida ci inviò dai tre sindaci perché non sapeva da quale fazione provenivano le minacce. Ricordo che a Casale mi rivolsi al vice sindaco parente di Schiavone […], al quale dissi che se non facevano quanto noi dicevamo li ‘avremmo sparati in bocca’. Invece a Casapesenna incontrammo il sindaco di cognome Zagaria e gli dicemmo che loro ‘dovevano fare ciò che dicevamo noi […] oppure lo avremmo sparato in bocca’ ”.

Pure  Francesco Diana, nel 2009, ha riferito sul minaccioso atteggiamento del gruppo Bidognetti: “[…] Andammo io e Lorenzo Ventre dal sindaco di Casapesenna e S.Cirpiano, in particolare salimmo su entrambi i comuni: ci presentammo armati io di una 9x21, e Ventre di una 7,65. Avevamo l’ordine di Luigi Guida di fare un’azione eclatante e quindi minacciammo di morte i sindaci  […]”

Ed è lo stesso mandante delle minacce, Guida, a confermare i particolari: “Sono sicuro che mandai Francesco Diana e qualche altro ragazzo dei miei come Luigi Tartarone […]”.

Camorra e politica. Se c'erano problemi nel clan, tra le fazioni, a subire ritorsioni erano anche i sindaci, come a dimostrare che i primi cittadini fossero proprietà del mafia di Terra di Lavoro.

Giuseppe Tallino