CAMORRA & IMPRENDITORI. Due uomini d’affari ed un politico alla sbarra: inizia il processo. Fai sarà parte civile

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Medea, la complessa inchiesta della Dda che ha contribuito a disarticolare il potente clan Zagaria (CLICCA QUI PER LEGGERE), puntellato da un forte spessore economico, si è dipanata, come  ormai avviene fisiologicamente per indagini articolate, che riguardano decine di imputati, in due processi: uno che si svolge con rito ordinario ed un altro, invece, in abbreviato.

Poche ore fa, presso il palazzo di giustizia di Napoli, perché quello Aragonese di Aversa (Napoli Nord) ad anni dalla sua apertura non è ancora attrezzato (CLICCA QUI PER LEGGERE) per video-collegamenti e compagnia cantante, si è svolta un'importante udienza del filone "ordinario" di Medea, nel quale sono alla sbarra gli imprenditore Fontana e Pellegrino e l'ex parlamentare Barbato. 

La seconda sezione del tribunale di Napoli Nord (collegio a), in aula, oggi pomeriggio, ha rigettato lo spostamento del processo, per competenza territoriale, a S.Maria, la volontà di sottoporsi a giudizio immediato degli imputati e l'esclusione delle parti civile (accolte, invece). Ed infatti la Fai, come potrete leggere nel comunicato in calce a questo articolo, ora, è ufficialmente parte costituita al processo.

Nella prossima udienza, di fine marzo, sarà ascoltato il pentito Massimiliano Caterino.

QUI SOTTO LA NOTA UFFICIALE DELLA FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI ANTIRACKET

Giuseppe Tallino

La Federazione delle Associazioni Antiracket è stata ammessa come parte civile nel processo derivato dall’operazione «Medea» che il 14 luglio 2015, portò all’arresto diverse persone, imprenditori e politici.

Oggi, 9 marzo,  il giudice della Sez. II A del Tribunale di Napoli Nord, ha sciolto la riservata, ammettendo la posizione della FAI contro gli imprenditori, Giuseppe Fontana, Vincenzo Pellegrino  e Tommaso Barbato ex senatore ed ex consigliere regionale campano dell'Udeur.

Il 2 marzo, la FAI era già stata ammessa come parte civile anche per il rito abbreviato scelto dagli imprenditori  Bartolomeo Piccolo e Luciano Licenza.

La FAI, sia per l’ordinario che per l’abbreviato, è rappresentata dall’avvocato Giovanni Zara.

 «Le accuse hanno disegnato un quadro economico completamente pregiudicato dalle somme urgenze ottenute grazie a favori del clan, in questo modo – afferma l’avvocato Zara- si è compromessa la libera iniziativa economica e si sono lesi i diritti di tutti gli altri imprenditori. E’ a difesa degli operatori economici che rispettano le regole che la FAI si è costituita parte civile».

Secondo la pubblica accusa, per anni i lavori per la rete idrica dell'acquedotto campano sono stati gestiti in un regime di somma urgenza. Un meccanismo che avrebbe assicurato lavori ed appalti solo ad aziende legate al clan dei Casalesi, in particolare alla fazione di Michele Zagaria.