CAMORRA & MICROSPIE. L’antispionaggio estremo quando si “ospitava” Zagaria

sCHIAVONE

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La lotta alla camorra, condotta dallo Stato, è una guerra lunga, snervante, dura. Le forze dell’ordine e i magistrati scendono in campo con i propri mezzi, che adoperano secondo  legge. E i clan si difendono, usando i propri stratagemmi, senza norme, per tutelare ed alimentare i loschi affari.

In questa scontro, ad avere un’eccezionale valenza investigativa sono state (sono e saranno) le attività di intercettazioni, telefoniche ed ambientali.

Se gli inquirenti non avessero avuto cimici e la capacità di mettere telefoni sotto-controllo, probabilmente, la maggior parte delle operazioni che hanno condotto ad arresti e condanne non si sarebbero mai realizzate.

La mafia casertana è conscia della centralità nell'azione inquisitiva di questi sistemi, quindi, per sopravvivere si è regolata di conseguenza, prendendo attente contromisure.

A raccontare curiosi episodi di anti-spionaggio, adottati dal clan, finiti nelle carte giudiziarie, è stato l’ex affiliato Salvatore Laiso.

“  ….Omissis… effettivamente, - ha dichiarato il pentito ai magistrati della Dda, -  ho avuto nella mia disponibilità che rilevava le microspie e quest’apparecchiatura l’ho avuta da Cassandra Luigi, e quest’ultimo mi disse di non perderla in quanto gli era stata portata insieme ad altre due apparecchiature, attraverso alcuni ragazzi, da Michele Zagaria.”

“Grazie all'apparecchiatura rilevatrice di microspie, - ha proseguito il collaboratore, - ho trovato una microspia all’interno di una macchina nella mia disponibilità, una fiat Panda, anche grazie a ….omissis…, dal quale portai l’autovettura e smontando il sottotetto interno della macchina, precisamente sotto la lampadina, ho rilevato la microspia. Di conseguenza diedi la macchina in uso a mia moglie e poi l’ho venduta a tale Pellegrino Michele e a sua volta l’ha venduta a un concessionario di Cesa a nome di Oliva.…omissis…”

Zagaria è riuscito a trascorrere, per tanti anni, una latitanza agiata e lunga, ancora piena di misteri (CLICCA QUI PER LEGGERE), anche per la sua prudenza. Ed è ancora Laiso a fornire racconti all’Antimafia partenopea proprio sulla spasmodica apprensione  del boss di Casapesenna.

“Nicola Schiavone, - ha affermato il pentito, - mi ha confermato che Luigi Cassandra dava ospitalità nella struttura a Michele Zagaria. Inoltre il Cassandra, mi prestò un rilevatore di microspie o cimici che mi venne trovata dalla questura di Caserta durante una perquisizione e questa apparecchiatura gli era stata data da Michele Zagaria. Sempre Cassandra mi disse che in passato le forze di polizia simularono un furto per mettere delle microspie finalizzate alla cattura di Michele Zagaria che era stato da lui ospitato nei giorni precedenti. Ogni volta prima di ospitare Zagaria lo stesso metteva in funzione il rilevatore di microspie.”

Giuseppe Tallino