CAMORRA & AFFARI. Tremano altri imprenditori? «Le società che Zagaria aveva con…» E i tanti ‘omissis’

Interrogativo Zagaria

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Le carte giudiziarie  contenute nella recente ordinanza, firmata dal gip Federica Colucci, che hanno dato il via ( si fa per dire) al processo sulla ‘metanizzazione’ dell’agro aversano, delineano un quadro della camorra targata Zagaria complesso, caratterizzato da presunte e frequenti commistioni tra ambienti che con la mafia casertana niente dovrebbero avere a che fare ed organismi, invece, tipici della struttura malavitosa.

C’è un vertice criminale, ci sono i luogotenenti, i ‘lobbisti’, che intrattengono relazioni con gli enti pubblici (CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO), la manovalanza e gli “imprenditori più vicini a Michele Zagaria”.

La presenza di questa nuova categoria, grigia, borderline, viene raccontata dal pentito Caterino in diverse circostanze.

“Posso confermarvi di avere effettivamente dato a Salvatore Venosa, - ha dichiarato ‘o Mastrone nel luglio del 2014, - dopo l’arresto di Zagaria, una lista di imprenditori che gli portò Giuseppe Garofalo e Raffaele De Luca oltre a me in una masseria di S.Cirpiano D’Aversa di proprietà di Nicola Reccia, fratello di Orete Reccia ‘recchia e lepre’. In questa lista, - ha specificato il collaboratore, - […] erano contenuti i nomi degli imprenditori sottoposti ad estorsione nonché degli affiliati al clan Zagaria e di Giuseppe Caterino ‘Peppinotto’ nonché in nomi di quegli imprenditori davanti ai quali Salvatore Venosa e Oreste Reccia avrebbero dovuto fare marcia indietro in quanto avrebbero speso il nome di Michele Zagaria. Nel caso avessero richiesto delle somme a questi imprenditori si sarebbero dovuti rivolgere a Giuseppe Garofalo in quanto essi erano gli imprenditori più vicini a Michele Zagaria. Fra questi imprenditori intoccabili, ossia imprenditori davanti ai quali il clan dei Casalesi avrebbe dovuto fare marcia indietro, vi erano gli imprenditori …omissis… Antonio Piccolo, detto ‘a picciotta’ ed altri”.

Qualche mese prima, lo stesso concetto viene declinato sempre da Caterino ma con altre sfaccettature.

“Zagaria, - ha raccontato, infatti, il pentito nel marzo del 2014, - aveva rapporti di società vera e proprio con…omissis…e con Antonio Piccolo per l’imprese dell’acqua e del gas. …Omissis… Bisogna considerare che le entrate della cassa comune del clan Zagaria derivavano dalle estorsioni a Trentola e S.Marcellino, essenzialmente derivanti dalle costruzioni degli immobili, e poi dalle entrate derivanti dagli imprenditori di Casapesenna caratterizzati, - ha chiarito il collaboratore, - da quel rapporto complesso che ho descritto prima. Con riferimento a questi ultimi rientravano nella cassa i regali che essi facevano in occasione dei singoli lavori. Per lungo tempo sono stato io a raccogliere tutti questi soldi esclusi quelli derivanti dalle società che Zagaria aveva con … omissis… e con Antonio Piccolo, escluse le grandi somme che gli imprenditori di Casapesenna davano direttamente a Michele Zagaria o ad i suoi fratelli ed escluse altre attività direttamente riconducibili ai fratelli Zagaria”.

‘O Mastrone, dunque, in questo verbale del 31 marzo, parla addirittura di società tra “Zagaria e… omissis..”

E gli omissis sono ancora più inquietanti dei nomi: celano situazioni che gli inquirenti stanno sviscerando, analizzando, verificando. Perché prima di far scattare un’operazione potenzialmente capace di tirare in ballo altre persone, altri imprenditori, finora ritenuti lindi, estranei da ogni discorso camorristico, è sacrosanto avanzare con prudenza.

Il Tribunale di Napoli Nord è chiamato a verificare la veridicità della presunta struttura di impresari collegati a Zagaria nella faccenda del gas.

Intanto, quegli omissis lasciano presagire che, prima o poi, altri giudici, altri tribunali verosimilmente saranno chiamati a valutare l’autenticità di altre commistioni.

Giuseppe Tallino