COSENTINO racconta il carcere e l’esperienza di Forza Campania: “Cosentiniani sono i miei figli”

CRO 18/04/2011 SANTA MARIA CAPUA VETERE, CE. II UDIENZA DEL PROCESSO ALL'ONOREVOLE NICOLA COSENTINO (NEWFOTOSUD RENATO ESPOSITO)

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"O mi sarei candidato con Forza Italia o non mi sarei più candidato". Questa la scelta di Nicola Cosentino, imputato al Processo Eco4, raccontata oggi al presidente Guglielmo.

"Chiesi al carcere di Secondigliano di non essere allocato con esponenti della criminalità organizzata, - ha proseguito l'ex sottosegretario, oggi impegnato, dopo il lungo interrogatorio del Pm Milita, - nel controesame condotto dai suoi avvocati, De Caro e Montone."

"Quando entrai (nella casa circondariale di Secodigliano ndr) sentii subito un vociare, basato sul pregiudizio verso la mia esperienza politica. (...) Fu grazie ad un giovane detenuto, un 30enne, Lo Bue, che riuscii ad integrarmi nel mondo carcerario. Scoprii dopo che era imparentato con Provenzano. (...) Mi resi conto che il mio stesso pregiudizio verso gli altri detenuti era sbagliato."

Ha raccontato anche della  morte di un detenuto, malato di aids, durante la sua seconda detenzione carceraria, a causa di un infarto. "Per evitare contatto con gli altri scelsi l'isolamento, non per farlo valere sul processo. (...) Ho trascorso un anno chiuso in cella, - ha aggiunto l'ex parlamentare, - peggio dei boss di prima fascia"

"Durante la prima carcerazione, - ha risposto Cosentino al suo legale, De Caro, - ho avuto la possibilità di avere un pc, vivisezionato dalla polizia,  per consultare gli atti. Nella seconda, invece, non mi fu più possibile. Adesso a Terni, invece, abbiamo dei computer di vecchia data e c'è difficoltà nel consultare i documenti di questo processo. (...) Grazie alle visite dei parlamentari ci fu l'estensione dell'offerta Premium, data dal cardinale di Napoli, riguardante solo le partite di calcio, anche ai film."

De Caro ha interrogato il suo assistito sull'impegno politico dopo la scarcerazione dell'8 novembre.

"Venivo continuamente consultato. Mi feci coinvolgere, - ha spiegato Cosentino, - da un gruppo che operava nel consiglio regionale per ottenere maggior attenzione dal governo regionale. Ci fu una manifestazione e, tirato per la giacca, partecipai per stare vicino a questi consiglieri come loro erano stati vicino a me. (...) Negli ultimi tempi l'agire della Regione avveniva attraverso la giunta e non tramite gli eletti. Era una battaglia per essere piu coinvolti. (...) Non fu una mia iniziativa, sapevo che se non avessi risolto le mie vicende processuali sarei stato strumentalizzato dall'altra parte politica. (...) Forza Campania nacque anche in contrasto con i riferimenti nazionali. (...) Il mio era il ruolo di uno che veniva contattato per dare consigli. La stagione politica mia era finita.(...) I cosentiniani sono i miei figli, se qualche frangia se ne arroga il diritto non posso far nulla. Cosentiniani sono allora tutti quelli che grazie a me sono diventati consiglieri, parlamentari"