ATTENTI ALLA “BEFANA”: dirlo potrebbe portarvi guai! Ecco cosa ha deciso la Cassazione

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“Befana!”, un’esclamazione che non si riferisce soltanto alla nota figura folkloristica, legata alle festività post-natalizie, ma che, in alcuni casi, può rappresentare un vero e proprio insulto, configurabile in un reato di molestia ed ingiuria.

Dalla Cassazione ai Tribunali penali, fino ad arrivare  al TAR, l’epiteto di “befana”, soprattutto se associato ad altre offese, può costituire una condotta penalmente rilevante.

Lo insegna la Suprema Corte di Cassazione che nel 2013 ha confermato una condanna per il reato di molestie ad una donna che aveva insultato una  sua parente per averla offesa, definendola “befana”.

Un avvenimento simile si era verificato anche presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, già qualche anno prima (sentenza 1642/2009). La vicenda  vedeva coinvolto  un uomo che, separatosi dalla moglie, era solito rivolgersi alla ex suocera con l’appellativo di “befana”. Il giudice ritenne che i vari insulti, tra cui anche quest’ultimo, fossero “tali da offendere l’onore ed il decoro della stessa”, integrando così il delitto di ingiuria.

Pertanto,se  la famosa vecchietta dall’aspetto poco piacevole,  è così tanto cara ai bambini, agli adulti può risultare altrettanto cara...ma in modi e sedi diverse.