Monnezzopoli. L’elenco scottante, in parte celato, di Mr. Scialdone. Sul business rifiuti c’è ancora tanto da scoprire

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Ricordiamo bene la conferenza stampa, tenuta in Procura, a S.Maria, il 7 marzo scorso, poche ore dopo gli arresti di Albero Di Nardi, rampante imprenditore vitulatino, Rosa De Lucia, ex sindaco di Maddaloni, un’assessora e due consiglieri comunali.

Ricordiamo bene  quella conferenza perché già mentre parlava, con i suoi toni decisi e pacati, la dottoressa Maria Antonietta Troncone, si percepiva, in modo chiaro, che quell’inchiesta, articolata e minuziosa, avrebbe rappresentato uno spartiacque fondamentale nel “mondo(illecito) - monnezza”: a quel tavolo, davanti ai giornalisti casertani, seppur doverosamente non esplicitato, gli inquirenti, infatti, avevano annunciato che sul business rifiuti post-Cub c’era ancora tanto da indagare.

Insomma, il messaggio sotteso, non fornito dai magistrati alla stampa, era questo: non era finita là, non poteva essere finità là, con gli ammanettamenti nell’antica Calatia. E così è stato.

Poi ci sono le variabili consequenziali, imprevedibili e spesso fruttuose per chi indaga: la tangentopoli maddalonese, appunto, ha portato Di Nardi a collaborare con i pm: le sue parole hanno puntellato in modo forte le tesi investigative che hanno condotto ai recenti arresti cautelari di Cappello, Cappella, Imperadore, Di Costanzo e compagnia cantante.  

E restando in tema di canto, proprio a “cantare”, lasciateci passare il termine, non è stato solo il patron della Dhi, ma anche Antonio Scialdone (CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO).

Messe insieme, le testimonianze dei due, che per un periodo si sono tanto amati (Scialdone, prima della rottura con il suo compaesano, ha svolto il compito di consulente per Di Nardi, nel frangente in cui la Dhi si mostrò capace, a seguito di inizi imprenditoriali disastrosi, di tuffarsi nel giro grosso degli affidamenti), hanno rappresentato un’opportunità ghiotta per la Procura.

Ad ogni modo, raccontando la recente cronaca giudiziaria, siamo in grado, oggi, di dire che quelle sensazioni, percepite il 7 marzo scorso, non sono state tradite.

Ed ora, leggendo quanto raccontato dalla magica coppia Di Nardi-Scialdone (racconto vagliato dal gip Ivana Salvatore), tenendo ben presente l’impegno e le abilità investigative della Procura, riteniamo che la percezione che la scatola sull’affare (illecito) rifiuti si sia appena aperta (siamo all’inizio), non va annoverata tra le semplici intuizioni: a nostro avviso c’è più di qualche elemento capace di trasformare in realtà quelle sensazioni.

Quando ci siamo occupati di camorra, soprattutto della camorra al tempo dei pentimenti, epoca che ha messo in ginocchio il clan dei Casalesi, abbiamo più volte scritto che seguendo gli omissis era possibile comprendere il lavoro in cantiere svolto dall’antimafia.

La logica degli omissis, presenti nelle ordinanze richieste dalla Dda, può essere tranquillamente estesa anche all’illecito sistema monnezza.

“[...] Nella mia qualità di ex dirigente del CUB, avendo avuto per anni un’interlocuzione con le amministrazioni con riguardo alla gestione dei servizi di igiene urbana, sono perfettamente a conoscenza di quali siano i ‘soggetti che detengono il potere decisionale nell’ambito della materia degli appalti relativi ai rifiuti’ in tutta la provincia”.  A parlare è Antonio Scialdone, uno, come già abbiamo detto in diverse occasioni, che conosce benissimo il legame tra monnezza, politica e quattrini.

“Con riferimento ai comuni di cui mi chiedete, - ha dichiarato il vitulatino, - preciso che, riguardo al comune di Alvignano è sicuramente il sindaco Angelo Di Costanzo, il titolare del potere decisionale; così come nel comune di Piedimonte Matese è il sindaco Vincenzo Cappello (anche se, in tale comune, non è da sottovalutare il ruolo di funzionari come Ptocchi, Palermiti e Terreri); …omissis [...]”

Ecco. Omissis. Vuol dire, ribadiamo, è una nostra considerazione, che l’elenco, descritto da Scialdone, composto dai “soggetti che detengono il potere decisionale nell’ambito della materia degli appalti”, non finisce con Piedimonte Matese.  E per celare gli estremi di questi individui, in un documento ratificato da un giudice, significa proprio che i nomi e cognomi fatti dall’ex dirigente del Cub sono, verosimilmente, tuttora al vaglio degli investigatori. E se gli investigatori, poi, alle parole di Scialdone dovessero trovare riscontri, allora prepariamoci ad altre conferenze stampa in Procura.

Giuseppe Tallino